Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

domenica 13 marzo 2016

E se son rose fioriranno



Si sono fidanzati nel giro di cinque minuti: lei, la biondina un po’ naif e chiacchierona che sul bus conosce tutti, lui, dimesso e imbarazzato, un po’ disadattato e credulone. Due anime solitarie, con i propri tic e le nevrosi ereditate da un’infanzia forse vissuta difficilmente o da un dna giocherellone che non conosce regole. Si sono accostati così, carnalmente, coi gesti e i baci tipici di un colpo di fulmine, tanto che tutti sul bus hanno cominciato a gridare: “Bacio, bacio, bacio!” come nei migliori tradizionali matrimoni borghesi. Solo che qui la borghesia non c’entra niente, un po’ perché forse nemmeno esiste più e un po’ perché, nel caso specifico, siamo nell’ambito dell’innocente diversità e, se vogliamo dirla tutta, i mercanti arricchiti del terzo millennio non conoscono affatto il candore di due solitudini umane che si comportano come calamite… un più e un meno, un sorriso e una linguaccia, un bacio e uno scappellotto, un “tirati su che siamo alla fermata”, un “tirati giù che qui c’è una curva e puoi cadere”. Prendono e lasciano, s’insultano e si lodano. Nel giro di pochi minuti la fretta di consumare tutto un rapporto umano, di arrivare velocemente al dunque delle intese e dei conflitti, senza pudore, senza freni inibitori: come due bambini che non sanno niente l’uno dell’altro, ma si capiscono al volo e cercano di sapere immediatamente se si trovano o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Insomma, quel che succede in una coppia nel giro di un anno, lì è avvenuto in pochi minuti, giusto il tempo di partire da un paese per arrivare a destinazione in trenta minuti. Come dire, noi ci salviamo, vogliamo sapere subito se andiamo a sbattere la testa o voleremo in  alto tra le nuvole. Ma se sbattiamo il capo, non vogliamo cure o medicine, la risolviamo immediatamente la questione, un bacio e uno scappellotto, vediamo… quale gesto dura di più? La risolviamo subito la questione, ci fidanziamo perché ci va, ci lasciamo perché insieme non si può stare. Giochiamo dai, la vita è breve e la leggerezza è un toccasana perché tanto poi ritorniamo a casa, alla nostra solitudine, quella di sempre, quella che sembra eterna ma… almeno ogni tanto incontra due parentesi, una che si apre e una che si chiude. Un inizio e una fine; ci spaventa quel che non può concludersi, ha il sapore eterno della solitudine. E se son rose fioriranno.  

Vincenza Fava 


 

martedì 1 marzo 2016

Casa mia

E un essere malinconico mi abita
mi guarda e si rigira in modo strano
soprattutto nei giorni perfetti.
Mi porta sulla collina dei gladioli
a evaporare lacrime.
Ma nessuno può resistere ai profumi
della primavera.
Così lo abbraccerò forte
finché non appenderà
il suo cappello alla porta.
E un odore di bucato
sarà di nuovo casa mia.


Vincenza Fava