Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

giovedì 31 maggio 2012

Dipende

Una bella passeggiata, uno sguardo alle case vive di suoni, tra poco scenderà il silenzio, tra poco la sera s'addormenterà tra le braccia della notte e tutto avrà un epilogo. Sono verde di sogni, sono celeste di nuvole, sono nel limbo della mia immaginazione che non conosce solitudine. Sono arrivata ai miei anni contando le stagioni del cuore, appuntando su un quaderno le epigrafi del desiderio. Seguo la strada che mi appartiene curandomi di soppesare il giusto e l'erroneo sulla bilancia del presente. A conti fatti, talora indietreggio, talora mi sposto in avanti subendo le avances del destino, talora mi fermo e medito sulle possibilità infinite degli incroci. Così, mi dico che tutto dipende dall'intensità della volontà, il retrocedere e il fronteggiare hanno il peso della vittoria o della sconfitta oppure semplicemente di una pace solitaria che consapevolmente ormai mi appartiene definitivamente. Osservo la gente indaffarata adesso che sono ammorbidita nell'ozio in attesa di nuove sollecitudini ai gesti quotidiani. Osservo la vita intorno, l'anziano signore che ogni mattina alle 7.30 esce di casa con gli occhiali da sole anche quando piove. Puntuale si reca dal fornaio per acquistare una pagnotta di pane fresco da addentare nella solitudine delle ore. Ma quanto è buono il pane fresco, ha l'odore del calore appena sfornato, resta incartato nei pensieri del giorno. A ognuno il suo pane, la sua fetta giornaliera di pace da condividere anche con un bicchiere di limpido vino. Immagino quella bambina con il grembiule della scuola materna che ritorna a casa e chiede una carezza prima ancora di mangiare, prima di soddisfare il corpo c'è bisogno di accontentare anche il cuore, altrimenti non si può mangiare, non si può vivere ma solo sopravvivere. E mi chiedo, quante persone in questo momento nel mondo stanno lottando per un pezzo di pane e mettono da parte le carezze e i baci, mettono da parte la dignità e il sentimento. Non pensano certo alla salvezza dell'anima, hanno ben altro a cui pensare. Siamo noi, qui, in questa parte di universo che sembra così lontano da tante realtà eppur vere, che ci preoccupiamo di una felicità irraggiungibile, ma che è già presente senza che ce ne accorgiamo perché spendiamo le ore a desiderare l'impossibile quando invece basterebbe tornare a quel pezzo di pane, magari con i contorni di un abbraccio senza resa. Avere tanto e non saperlo, avere tutto e non apprezzarlo, avere e non essere, avere e non sentire. Non è questo che ci fa esseri umani, non è questo che ci rende liberi, non è questo che ci dona la gioia dell'essere gettati in questo mondo. Potremmo semplicemente avanzare un attimo e spingerci sulle rive del fiume per arrivare dall'altra parte sani e salvi, nella pienezza di sapere che tutto dipende dall'osservare con occhi nuovi una realtà troppo stantìa e ammuffita dai gesti ripetuti senza la consapevolezza che tutto ritorna al cuore, sempre, non per comodità o agiatezza del vivere, ma per scienza delle emozioni, per intelligenze di quei sentimenti che arricchiscono l'esistenza anche quando sembrano per sempre perduti.

Vincenza Fava


lunedì 28 maggio 2012

Ninna nanna

Ninna nanna al mondo,
a tutti gli occhi stanchi
ciechi di nostalgia.
Ninna nanna alle culle vuote,
alle mani di un pallido viso
terso e illuminato d'oro.
Ninna nanna ricci biondi
dal candido sorriso.
Ninna nanna agli affamati,
agli assetati di giustizia,
al corpo bianco
osannato sudario.
Ninna nanna alle vittime
ai carnefici
e al male impavido.
Ninna nanna
per una notte
di
pace                                                                                                                                                       doni
        di amore                                                                                                                          musiche
                       di sogni                                                                                                  acque
                                      per le anime                                                                   gigli
                                                           pure                                                 prati
                                                                    costellazioni           tramonti
                                                                                          albe

attendendo
                      invasioni di angeli senza ali ...


Vincenza Fava




A volte

A volte mi chiedo dove vada il mondo, quale direzione sta prendendo la gente, sollecitata impunemente da fotogrammi virtuali d'inconsueta prosaicità. Apprendiamo automaticamente sbalzi d'umore introiettati dai vicoli ciechi di trasmissioni televisive in cui la parola enfatica sostituisce spesso il silenzio di verità nascoste. E tutto diventa un mito scoordinato, insensato, a perdita d'occhio mellifluo e inconsistente, labile epifania del vuoto. Si ha fame di poesia e di sentimento, si ha sete di emozioni, di sorrisi e di lacrime vere, ma quando sopraggiungono queste ultime hanno il sapore del fiele perché ci risvegliano di fronte ad uno specchio che ci riflette ossa e fango senza colore. Scoprirsi nudi di fronte a sé stessi ed affrontarsi è il miglior antidoto per non cadere indietro senza un valido sostegno.
A volte mi chiedo dove vadano a finire tutte le parole scritte che si trascinano immagini e ricordi, odori e voci. Forse in un lontano ripostiglio del cuore per conservare intatte le purezze della felicità, le angosce del dolore e il martirio del supplizio. Così mettiamo tutto dentro una valigia e siamo pronti per partire, senza vestiti inamidati, senza scarpe lucidate, ma con il dono della solidarietà, con la sensazione che qualcosa resti sempre nel fondo per restituire alla superficie anche le più piccole briciole di un calore perfettamente umano.
A volte mi chiedo se le parole abbiano un corrispettivo simmetrico gestuale, se ciò che viene detto o promesso abbia la certezza del divenire, del prendere forma in particolari posture di verità mansuete e indipendenti dall'ordine del giorno.
Siamo cellule infinitesimali che restitueranno un cuore all'universo, non possiamo essere gelidi avvoltoi che indossano artigli da guerra, non possiamo permettercelo. Abbiamo bisogno di nutrirci di profonde essenze per trasformare il cibo in linfa mettendo le radici su un terreno solido, senza pericolo di sismi distruttivi perché ciò che sprofonda al centro della terra, non avrà più la possibilità di risalire al cielo, di ricucire quelle spasmodiche fratture che hanno affondato la nave in alto mare.
Abbiamo bisogno di ascoltare una nuova musica con orecchie addomesticate all'amore che è rispetto e condivisione, esercizio e calma d'intenti, senza forzature o egoistiche incrinature.
Eppure umani siamo e umani saremo, nei limiti delle vedute e delle prospettive: aspettiamo tutti un segno per scoprirci fraternamente presenti oltre le scorie dell'odio e del rancore. E la pazienza ha un ruolo insostituibile, è la candelina da spegnere al momento giusto su una torta ben servita su un piatto d'argento così da poterci fare gli auguri per una vita migliore priva di stenti ed illogiche cadute.

Vincenza Fava


domenica 27 maggio 2012

Aspiro

Poichè sopraggiunge la sera
e i ricordi liberi
galleggiano tremuli
all'ombra,
spengo il dormiveglia
abbracciando gomitoli
di stelle a venire.
La grazia di destare
l'arcano scempio
della fine
spetta alla notte,
inoculata e deserta
freccia nel mattino.
Aspiro ai superbi occhi
dell'universo,
guardiano perfetto
di crudeli oasi nel silenzio.
Aspiro alla pace,
feconda stirpe
del cuore
nella selvaggia brughiera
di incontaminate lande,
laute preghiere.
Aspiro alla melodia
di un mondo lontano
ove un bacio
risplende d'infinito.

Vincenza Fava


giovedì 24 maggio 2012

La calma vastità dei flutti

Immobili, al centro del mondo, stanno lacrime di un vulcano spento. La mano tende alla luce mentre gli occhi guardano ancora indietro in cerca di un paradiso perduto. La nave ha salpato, nel porto ha lasciato ancore arrugginite di antiche memorie. Così, vele spiegate, vento propizio, si cercano le tracce in un labirinto senza fili di Arianna. Bisogna riannodare i neuroni per fronteggiare il mare aperto. Non ci sono isole su cui approdare, solo tempeste e cieli sereni temporaneamente sospesi. Si vive di poco, basta quel poco per evitare smarrimenti. Basta un sorriso, una mano tesa e una tastiera per sorvolare il mondo. Non bisogna temere il buio perché anche quando la notte è fonda una stella illumina sempre il tuo cammino. L'alba ritorna con il sole e con gli armoniosi canti di uccelli senza dimora. Così, ovunque ci sia calore, c'è anche il risveglio nell'eterno torpore del Tempo. Abbracciamo il mare, nella calma vastità dei flutti. Ogni onda ci racconta una storia e quella storia è briciola di vento senza comandi. Resistere al destino è come infangare scarpe nuove nel pozzo della paura. Ci arrendiamo al domani, senza conoscere il presente. Ci anneghiamo dentro insulse parole e non beviamo il sapore della libertà. Lì, in quel mare aperto, alzo le mie vele e cerco di raggiungere il faro che illumina la meta, mentre nulla è perduto, nemmeno il senso del fulgido traguardo.

Vincenza Fava


domenica 20 maggio 2012

Il bacio della Verità

Inalberata,
in cerca di un mistico giaciglio,
assumo
contraddittorie pose
di onnivoro risarcimento.
Squallide parole,
destinate al consumo,
feriscono il respiro,
generando pallidi crucci
per un piatto di perdono
mai donato
al materno
bacio della Verità.

Vincenza Fava


lunedì 7 maggio 2012

Addio Matilde

Un'ultima carezza. Mi hai donato gli occhi stanchi e lo sguardo perso nel vuoto. Sapevo, ma non volevo sapere che presto ti avrei visto andare via, in quei punti luminosi dell'etere che accolgono la speranza del ritorno. L'eutanasia del dolore non è possibile, solo l'arrendevolezza all'ultimo traguardo. Un cane per amico ... forse, però, visti i tempi e le sconcezze della superbia e dell'egoismo, sarebbe meglio dire un cane per Tutto, per tutto l'affetto e la disponibilità al Bene che pochi esseri umani sanno regalare. Il dono della Presenza costante nel Tempo, il dono dell'umiltà e della pace che tu, Matilde, hai saputo elargirmi nella gioia della condivisione. Lunghi inverni e tristi serate sono trascorse nella pienezza del tuo amore, mai misero, mai centellinato, ma speso nella fiducia completa alla mia esistenza. Così un amore puro è volato per creare Purezza ancora più limpida e libera dal Male. Addio Matilde, una culla c'è ancora per te, adesso e per sempre nel mio cuore.

Vincenza Fava



mercoledì 2 maggio 2012

Infinito amore

Asperse lacrime di Giove
sulla pioggia della terra.
Increduli volti senza occhi
dallo smalto inquinato
accecati dal buio,
stanno a guardare.
E intanto
attendo
ascolto
afferro
dell'ora l'attimo.
Deviazioni sinergiche
ai bivi dell'incertezza
modellano verità di luce.
Così,
mi ubriaco di gioia
nell'atmosfera
nella roccia
nell'aria
del nostro infinito amore.

Vincenza Fava