Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

giovedì 21 giugno 2012

La palma

La palma ricordo,
di gialle foglie appassite
come verdi vermi nel tè d'oriente.
L'ascia rimbomba
nei padiglioni della sera,
scrutando la madida terra
ormai sì vicina.
Non piangere
elmo di Libia,
il deserto riaccoglierà
le tue radici
nell'eremo della domenica
prima del sacro sacrificio.
Perdona il destino
che di mano umana
violenta il fiorire
e saprai che un dì lontano
il seme rigetterà il frutto
della compiaciuta amarezza.
In singolar canto
corre la linfa ...
così d'infinito
si nutre il verde
quando il cielo
le tue braccia accoglie ...

Vincenza Fava






mercoledì 20 giugno 2012

Di questa vita

Io di questa vita l'imperfetto sostengo,
la stremata sintonia dell'effimero abbaglio rinnego.
Io di questa vita l'abbandono conosco,
la struggente mano che l'indicativo sorregge.
Io di questa vita nulla abbraccio
se non l'inquietudine dell'inchiostro.
E agguantare questa vita,
spremerla nel succo
per ingoiare folli melodie
che del senno rifuggono l'amplesso,
e cantare desolate lande
sul cuscino delle stelle
ricucendo onerosi strappi
senza fili di cotone ...
Stamani sorseggio note di rondini,
gravitanti l'udito del mio eden
che mangia il cielo
per restituire carezze.

Vincenza Fava


domenica 17 giugno 2012

Grazie

Grazie al mio cane che scodinzolando m'invita a sorridere, grazie alla placida notte che stasera m'assomiglia, nascondendo stelle d'ambrosia nel cuscino, grazie al giorno appena andato che mi ha regalato la riflessione e l'indugio sul sentimento del tempo. Grazie a questa finestra da cui entrano note fresche d'armonia e di canto angelico, grazie al lavavetri che ringrazia umilmente per 50 miseri centesimi chinando il capo alle quattro ruote, con la giornaliera speranza di un panino farcito di fame arretrata. Grazie alla bandiera tricolore che ancora sventola al vento di un 2012 rinnegato da false promesse e impegni mancati dove i buchi neri risucchiano la linfa del nostro eterno sangue fraterno inzuppato di razzismi ed eleganti, ma quanto mai mascherati classismi di genere. Grazie a chi sputa sulla poesia perché saprò lavare le parole e renderle più pulite ai miei occhi, grazie a chi sogna ancora il domani aggredendo il presente, a chi ha le tasche rotte dei pantaloni perché le ricucirà con il filo della pazienza, a chi ama danzare il tango della passione comprando scarpe nere sulle bancarelle dell'usato a soli 5 euro, a chi prega per non morire assediato dai tubi di arsenico purificato, a chi pensa di essere Dio e non sa che l'albero maestro della nave che sta guidando non sarà sempre verticale. Grazie alle confessioni dell'amicizia ritrovata e spremuta tra le braccia del sorriso, a chi non riesce a vincere, ma gioca lo stesso la partita sotto gli occhi di un arbitro venduto.
Grazie a questa meravigliosa notte perché ci insegni lo stupore dei sogni colorati dall'argento vivo della luna.

Vincenza Fava


giovedì 14 giugno 2012

Me&mysoul ....

Io e i miei capelli asciutti, stiamo insieme, desideriamo una notte serena stretti al bianco cuscino, morbido rifugio profumato per i sogni. Io e i miei occhi umidi, stiamo insieme, vogliamo vedere un mondo diverso, senza squallide meschinità, offrendo l'alba al tramonto. Io e le mie mani, stiamo insieme, vogliamo abbracciare il mondo per sentirne il respiro dondolando di nascosto sulla falce della luna. Così, io e la mia anima stiamo insieme, abbiamo deciso di viaggiare fino alla fine dei tempi per asciugare il pianto e sospendere la tristezza, stringendo piume di sole senza tenebre. Non mi dirà addio adesso: ha stretto un patto con la mia debole carne per renderla forte ed affrontare le intemperie del vento contrario. Ha stretto un patto con il mistero perché io non possa mai sapere quando avverrà l'addio definitivo, quando sarà in lutto per me, quando seppellirà le mie ossa per restituirmi cenere alla Terra. Così, io e la mia anima stiamo insieme, adesso ... abbiamo deciso di tenere duro per correre sullo stesso binario e domani ci berremo sopra ... un bel brindisi alla Vita ... abbiamo deciso di dire addio, al lutto, al nero invadente del vuoto sottolineando le enfasi della gioia perché quando si ride, è bene ridere pienamente senza restrizioni sonore. Il sorriso lo lasciamo agli avidi di cuore, noi ci teniamo la pienezza e la grandezza dell'amore ... ;-)


Fratello dei cani

http://pasolinipuntonet.blogspot.it/2012/06/fratello-dei-cani-un-poetico-corpo.html

mercoledì 13 giugno 2012

Sonno-tempo

Sonno

Leggerezzaperfarmipesantecoicorpi
                                                          affollatestoffediterrasenzanome.


Sonoubriacadimoltitudini ...
                                           bevouncaffèsonnolento.


Eingurgitotorpore.

Emangiodosiditenerezza.
  

Cioccolata
                        unpugnodiendorfine

                                                                                                  perripristinareequilibrineuronali


inspazielettricamentequantizzati


 Tempo 

bussolaneramagnetismiinquietanti
   

                                                                                            dinuvolenereriempioilbianco


dell'orologioconsumolancette

                                                                                                                               aperditad'occhiol'inverosimiletrasparenzadelleore


econtandolafinecircumnavigoilprincipio ....


Spazio


                                                     uccidoscatolenerepersopravvivere


Asciugando lacrime, non moriremo mai ...


Vincenza Fava







                                                 









lunedì 11 giugno 2012

Scenari apocalittici ...

Trapani: il Cie della vergogna, violenza tra i cancelli colorati

Il Centro di accoglienza di Milo alla periferia del capoluogo siciliano ospita oltre 200 persone in attesa di identificazione. Non hanno compiuto reati ma dovranno star dentro fino a 18 mesi in condizioni disumane anche se la struttura è recentissima. Scontri, tentativi di fuga, botte e uso degli idranti nelle immagini esclusive girate dagli stessi ospiti con i telefonini

(La Repubblica, di RAFFAELLA COSENTINO e ALESSIO GENOVES, 11/06/2012)

Partendo dall'inchiesta di Repubblica uscita stamani ... una riflessione tra letteratura, cinema, fantascienza e profezia poetica ...
V.F

Tra i numerosi best-sellers della scrittrice inglese P. D. James “I figli degli uomini” (Mondadori, pagg. 316, € 8,40) si allontana in un certo senso dal genere detective-story tanto amato dall’autrice per avvicinarsi ai romanzi di fantascienza (tra i suoi romanzi gialli più amati: “Brividi di morte per l’ispettore Dalgliesh”, “Una certa giustizia”, “La stanza dei delitti”, “Un indizio per Cordelia Gray” e “Sangue innocente”). Nel 2006 ne è stato tratto un emozionante film per la regia del messicano Alfonso Cuarón. Si tratta di un adattamento in quanto molte sono le differenze tra l’effettivo svolgimento narrativo del romanzo e quello del film. Gli sceneggiatori quindi si sono ispirati al romanzo ed hanno apportato numerose modifiche alla storia così com’è stata costruita da P. D. James. Certamente uno sceneggiatore deve avere il dono della sintesi e dell’adattamento cinematografico, e in questo caso c’è da dire che è perfettamente riuscito, ma il romanzo ha il dono dei particolari, delle parole fluide, dense e del trasporto immaginativo.
Siamo nell’Inghilterra del 2021 (nel film ci spostiamo più avanti di alcuni anni ossia nel 2027): Theo Faron uno storico cinquantenne di Oxford inizia a scrivere un diario. Subito il lettore viene messo di fronte ad una realtà dura, morente, non a caso la prima parte del romanzo s’intitola Omega, l’ultima lettera dell’alfabeto greco e simbolo della fine. Omega sta ad indicare l’ultimo anno di procreazione dell’intera umanità; dopo il 1995 nessuno riuscirà più a mettere al mondo un figlio. Un mondo sterile, condannato all’estinzione. P. D. James riesce a tratteggiare con abile maestria ed ingegnosità narrativa uno scenario catastrofico, apocalittico. La terra sta esaurendo le sue scorte energetiche, non c’è più futuro, non ci sarà un domani sicuro e certo per l’intero pianeta. E Theo Faron il protagonista, cugino di Xan il dispotico governatore d’Inghilterra, riassume il sentimento della perdita e dell’abbandono che l’essere umano prova nel caso in cui la speranza e l’ottimismo non hanno più posto nel mondo: l’apatia, la stanchezza, la depressione, la mancanza di stimoli, l’annullamento della volontà e del desiderio, i sensi di colpa, l’estinzione lenta dell’emozione di vivere. E la cosa che sconvolge di questo romanzo è la sensazione trasmessa che tutto questo potrebbe accadere veramente in un non lontano futuro: i vecchi, peso insostenibile per una società che sta esaurendo le materie prime, sono invitati generosamente a morire con la cerimonia del suicidio collettivo denominata Trapasso, gli immigrati vivono in una sorta di schiavitù e di povertà inimmaginabile, i detenuti vengono allontanati e trasportati su un’isola in cui le condizioni di vita ci ricordano i lager nazisti. E Theo Faron vive una non vita, nel sentimento aberrante di un’impotenza che logora il seppur minimo tentativo di poter esistere a tutti gli effetti. E il confronto con le nostre società attuali è inevitabile: perché agire se tanto poi non cambia nulla? La scrittrice inglese, nota per i suoi romanzi polizieschi, riesce a far riflettere il lettore, lo induce a scrutare dentro di sé, confrontandosi ed immedesimandosi con il protagonista, lo spinge ad osservare l’effettiva realtà circostante in cui è immerso. Tutto sembra perduto, quando, ad un certo punto, avviene il miracolo: Theo Faron si risveglia nel momento in cui incontra un gruppo di ribelli che sfidano il potere del dittatore con la speranza di poter cambiare qualcosa. Sarà in particolare una donna, Julian, a donargli di nuovo la forza di vivere e il coraggio di agire. A sua insaputa Theo sarà chiamato a svolgere una missione salvifica per tutta l’umanità e con questa ha inizio la seconda parte del romanzo intitolata Alfa simbolo dell’inizio e della nascita: Julian è incinta, porta in grembo il futuro dell’essere umano e della sua vita sulla terra. Dalla morte alla vita, dal sentimento apocalittico alla rinascita fisica e spirituale. Dopo una serie di avventure e di incessanti eventi imprevisti, Theo riuscirà nella sua missione cioè salvare Julian ed infine il suo bambino, simbolo di speranza e di amore in un mondo alla deriva.
Oltre al confronto con la realtà in cui viviamo, il romanzo ci dona anche una consapevolezza quasi religiosa e mistica dell’esistenza umana. Il percorso e il sentimento di Thanatos, la morte, fardello (o dono, chi lo sa) incancellabile e perenne, è un mezzo attraverso il quale l’uomo potrebbe faticosamente e coraggiosamente percepire la grandezza e la straordinarietà della vita.

Vincenza Fava

giovedì 7 giugno 2012

Ideali

La libertà che significa unicamente indipendenza è priva di qualsiasi significato. La perfetta libertà consiste nell'armonia che noi realizziamo non per mezzo di quanto conosciamo, ma di ciò che siamo.
          Rabindranath Tagore

Ore, giorni, mesi ed anni per arrivare ad una semplice ed ovvia conclusione: è vero, siamo fango  da modellare, ma dovrebbero essere le nostre stesse mani a sagomare l'esistenza oltre il conosciuto, il visibile e l'invisibile. Oltre la madre, il padre, il figlio e l'amato, oltre le parole che a volte odorano di incrostazioni mentali, logiche senza sangue e dense di significati insignificanti alla vita. Il rispetto per l'altro è sacrificio anche del sé, dell'io e del super-io. Il rispetto per sé stessi è libertà di pensiero e di azione, di un vibrante movimento musicale interiore anche quando la danza è ferma in un punto ignoto. Per poter accedere all'armonia del doppio c'è bisogno di un'armonia solitaria, di un equilibrio che non pesa sulla bilancia del futuro, ma su quella del presente. Per poter sognare il domani bisogna saper sognare oggi calibrando il dare e il ricevere, il bene e il male, la comprensione e la fiducia. Dobbiamo scorrere limpidamente come il fiume al mare senza dighe abusive che ostacolino il vero salto. Ci si ama quando si è amati per quel che si è e non per quello che dovremmo essere. Ci si ama quando la parola quotidiana è pace e non guerra. Ci si ama quando esiste l'accettazione della condizione umana e non quando si idealizza uno stato edenico dell'esistenza. Gli ideali si scontrano sempre con il reale e con quello bisogna fare i conti. Idealizzare l'altro significa cercare di eliminare le caratteristiche spiacevoli, meno positive per renderlo simili a noi annullando la sua autentica personalità, i suoi gusti, il suo carattere, i suoi obiettivi e i suoi piaceri, creando uno stato di clonazione psicologica ed affettiva che non porterà mai alla perfetta libertà nell'amore. Donald Winnicott, psicoanalista inglese, sostiene che il gioco è sempre un’esperienza creativa e la capacità di giocare in maniera creativa permette al soggetto di esprimere l’intero potenziale della propria personalità, “grazie alla sospensione del giudizio di verità sul mondo, a una tregua dal faticoso e doloroso processo di distinzione tra sé, i propri desideri, e la realtà, le sue frustrazioni”. In questo modo, attraverso un atteggiamento ludico verso il mondo può comparire l’atto creativo, che permette al soggetto di trovare sé stesso, di essere a contatto con il nucleo del proprio Sé. E il gioco condiviso è emancipazione ed essenza di un amore realistico, libero dalle catene di un idealismo infruttuoso senza possibilità di divenire altro nell'altro da sé. 

Vincenza Fava 




martedì 5 giugno 2012

Al ladro!

ORE 7.OO: SVEGLIA MATTUTINA, SONNOLENZA IMPERTERRITA

ORE 7.15: CAFFE' E BRIOCHE COL PICCOLO METICCIO CHE MI SCONDINZOLA E GUAISCE DI GIOIA

ORE 7.30: PRIMO COLLEGAMENTO COL MONDO (SILENZIO), COMUNICAZIONE 0

ORE 8.00: FACCENDE DOMESTICHE E PENSIERI TRANSITORI

ORE 9.00: ANCORA NON HO FINITO DI SISTEMARE, IL BAGNO RICHIEDE UN PO' PIU' DI TEMPO, MA PAZIENZA, L'ACQUA MI DA' SEMPRE UNA BELLA SENSAZIONE, L'IMPORTANTE E' LASCIARE ANCORA LA POLVERE AL SUO POSTO, PUO' ATTENDERE ...

ORE 10.00: ESCO COL MIO CANE A FARE LA SPESA, RICARICO CELLULARE E COMPRO LE SIGARETTE (SAREBBE ORA FARNE A MENO MA QUEL TEMPO ANCORA NON ARRIVA?!? O NON VOGLIO CHE ARRIVI?!?)

ORE 10.30: ENTRO NEL NEGOZIO DI FRUTTA E VERDURA EGIZIANO. COMPRO UN ANANAS E UN CHILO DI PESCHE. MI METTO IN CODA PER PAGARE. IL SIGNORE DAVANTI A ME CON LA BUSTA PIENA DI FRUTTA SULLA MANO  SINISTRA PRENDE TRE PESCHE DAL BANCONE SULLA DESTRA E LE METTE IN TASCA.

P.S.
NESSUNO SE NE ACCORGE, SOLO IO RESTO BASITA A GUARDARE, AVREI POTUTO GRIDARE AL LADRO! AL LADRO!, MA TACITAMENTE OSSERVO. IL SIGNORE, PENSO, AVRA' FORSE BISOGNO DI TRE PESCHE GRATIS, NONOSTANTE LA BUSTA PIENA DI FRUTTA E VERDURA (CIRCA 6 EURO DI SPESA)? CALCOLANDO LE TRE PESCHE AVREBBE SPESO 6.50 CIRCA. PER 50 CENTESIMI, SI PUO' FORSE DIVENTARE UN "PO' LADRI" SAPENDO CHE QUALCUNO DIETRO DI NOI AVREBBE POTUTO VEDERE TUTTO? O TUTTI, DICO PROPRIO TUTTI, POTREMMO APPROPRIARCI DI 50 CENTESIMI E FARE UNA BRUTTA FIGURA DINANZI AL PROSSIMO? CAPISCO LA CRISI, CAPISCO CHI HA FAME E RUBA PER QUESTO, MA NON COMPRENDO CHI PUO' SPENDERE 6 EURO E APPROFITTARE DI 50 CENTESIMI ... ECCO, MI DICO, QUESTO E' IL TIPICO ESEMPIO DI ITALIANO MEDIO CHE PENSA DI FARE IL FURBO ALLA BARBA DI CHI GUARDA. E ALLORA, DOVE RISIEDE LA POSSIBILITA' DI CAMBIARE PER UN POPOLO CHE GUARDA IL DITO E NON VEDE LA LUNA?

CONSIDERAZIONI: ONESTA', RISPETTO E DIGNITA' HANNO FORSE UN COSI' ALTO PREZZO DA PAGARE PER POTER VIVERE? NO, SOLO 50 CENTESIMI ... E COSI' SIA, IN ALTO E IN BASSO, MA LA SOSTANZA NON CAMBIA.











domenica 3 giugno 2012

Al faro

Elena le aspettava al faro. La sua corsa solitaria e l'affanno per raggiungere la meta l'aveva spinta ad alzarsi all'alba per poter arrivare in tempo a guardare le scie rosa del cielo aprire il sipario a un sole pacato, ancora assonnato, pigro e senza la solita frenesia di riscaldare il mondo. Così la trovarono seduta e muta sulla scogliera con il vento alle spalle.  Salutò debolmente le amiche con un sorriso stanco, di quelli che maturano in un istante e non vogliono proseguire in inutili parole. Così Giovanna e Laura si sedettero accanto a lei stringendosi appena e sfiorandole le braccia. Aveva freddo e non si era coperta abbastanza per evitare l'umidità e la salsedine mista a gocce di mare.

Esultava la costa al suo sguardo muto, esultava l'onda che si rifrangeva sugli scogli immobili - immobilità senza tempo apparente che di alghe e telline rinnovava la vita - perduti istanti nelle tracce di memorie confinate in un apparente oblio. Ma tutto tornò a riva anche le sillabe del silenzio e sulla sabbia apparirono a tratti i fantasmi della marea.

Elena si volse verso Giovanna e le diede una carezza per sigillare un'amicizia iniziata anni prima sulla battigia durante una festa di compleanno. Le risa e i suoni di un happy birthday stonato in coro di voci stridule le riportarono alla mente la voce di sua madre mentre la invitava a tagliare la prima fetta di torta (una zuppa inglese con panna montata e candeline rosa) ormai imbevuta del suo indice, sotto gli sguardi divertiti dei cugini che proferivano tenere parole onomatopeiche di consolazione infantile. Il flash della polaroid intanto immortalava il bianco e nero della gioia condivisa.

Elena, allora, guardò Laura e le parlò con gli occhi del primo giorno di scuola quando tutto sembrava spaventosamente grande e infinito come una montagna da scalare di cui non vedi la cima ma sai che sta lì ad aspettare te. E quegli occhi sorridenti l'avevano rassicurata per l'intera giornata e per tutte le mattine a venire scandite da ore programmate e sviluppate nell'ascolto di una voce maestra. Ma ad un certo punto la vita mette fine ai programmi scanditi dal tempo, mette fine alle certezze acquisite, ti getta nel caos per poi poter ritrovare un ordine diverso creato dagli eventi che non sempre puoi controllare. Non ci sono più compiti per le vacanze, ci sono doveri da assolvere anche nell'afosa estate che scolora la terra. Ci sono i diritti mai ascoltati e quelli infangati. C'è un bene che si tramuta in male e c'è un male che si tramuta in bene, continuamente, palesemente, senza inutili perdizioni o drammatici conflitti itineranti.
Così le tre donne si abbracciarono creando una catena di affetto silente, permeato dal languido vento marino sotto lo sguardo imponente e impassibile del faro.

Vincenza Fava