Trapani: il Cie della vergogna, violenza tra i cancelli colorati
Il Centro di accoglienza di Milo alla periferia del capoluogo
siciliano ospita oltre 200 persone in attesa di identificazione. Non
hanno compiuto reati ma dovranno star dentro fino a 18 mesi in
condizioni disumane anche se la struttura è recentissima. Scontri,
tentativi di fuga, botte e uso degli idranti nelle immagini esclusive
girate dagli stessi ospiti con i telefonini
(La Repubblica, di RAFFAELLA COSENTINO e ALESSIO GENOVES, 11/06/2012)
Partendo dall'inchiesta di Repubblica uscita stamani ... una riflessione tra letteratura, cinema, fantascienza e profezia poetica ...
V.F
Tra i numerosi
best-sellers della scrittrice inglese P. D. James “I figli degli uomini”
(Mondadori, pagg. 316, € 8,40) si allontana in un certo senso dal
genere detective-story tanto amato dall’autrice per avvicinarsi ai
romanzi di fantascienza (tra i suoi romanzi gialli più amati: “Brividi
di morte per l’ispettore Dalgliesh”, “Una certa giustizia”, “La stanza
dei delitti”, “Un indizio per Cordelia Gray” e “Sangue innocente”). Nel
2006 ne è stato tratto un emozionante film per la regia del messicano
Alfonso Cuarón. Si tratta di un adattamento in quanto molte sono le
differenze tra l’effettivo svolgimento narrativo del romanzo e quello
del film. Gli sceneggiatori quindi si sono ispirati al romanzo ed hanno
apportato numerose modifiche alla storia così com’è stata costruita da
P. D. James. Certamente uno sceneggiatore deve avere il dono della
sintesi e dell’adattamento cinematografico, e in questo caso c’è da dire
che è perfettamente riuscito, ma il romanzo ha il dono dei particolari,
delle parole fluide, dense e del trasporto immaginativo.
Siamo
nell’Inghilterra del 2021 (nel film ci spostiamo più avanti di alcuni
anni ossia nel 2027): Theo Faron uno storico cinquantenne di Oxford
inizia a scrivere un diario. Subito il lettore viene messo di fronte ad
una realtà dura, morente, non a caso la prima parte del romanzo
s’intitola Omega, l’ultima lettera dell’alfabeto greco e simbolo della
fine. Omega sta ad indicare l’ultimo anno di procreazione dell’intera
umanità; dopo il 1995 nessuno riuscirà più a mettere al mondo un figlio.
Un mondo sterile, condannato all’estinzione. P. D. James riesce a
tratteggiare con abile maestria ed ingegnosità narrativa uno scenario
catastrofico, apocalittico. La terra sta esaurendo le sue scorte
energetiche, non c’è più futuro, non ci sarà un domani sicuro e certo
per l’intero pianeta. E Theo Faron il protagonista, cugino di Xan il
dispotico governatore d’Inghilterra, riassume il sentimento della
perdita e dell’abbandono che l’essere umano prova nel caso in cui la
speranza e l’ottimismo non hanno più posto nel mondo: l’apatia, la
stanchezza, la depressione, la mancanza di stimoli, l’annullamento della
volontà e del desiderio, i sensi di colpa, l’estinzione lenta
dell’emozione di vivere. E la cosa che sconvolge di questo romanzo è la
sensazione trasmessa che tutto questo potrebbe accadere veramente in un
non lontano futuro: i vecchi, peso insostenibile per una società che sta
esaurendo le materie prime, sono invitati generosamente a morire con la
cerimonia del suicidio collettivo denominata Trapasso, gli immigrati
vivono in una sorta di schiavitù e di povertà inimmaginabile, i detenuti
vengono allontanati e trasportati su un’isola in cui le condizioni di
vita ci ricordano i lager nazisti. E Theo Faron vive una non vita, nel
sentimento aberrante di un’impotenza che logora il seppur minimo
tentativo di poter esistere a tutti gli effetti. E il confronto con le
nostre società attuali è inevitabile: perché agire se tanto poi non
cambia nulla? La scrittrice inglese, nota per i suoi romanzi
polizieschi, riesce a far riflettere il lettore, lo induce a scrutare
dentro di sé, confrontandosi ed immedesimandosi con il protagonista, lo
spinge ad osservare l’effettiva realtà circostante in cui è immerso.
Tutto sembra perduto, quando, ad un certo punto, avviene il miracolo:
Theo Faron si risveglia nel momento in cui incontra un gruppo di ribelli
che sfidano il potere del dittatore con la speranza di poter cambiare
qualcosa. Sarà in particolare una donna, Julian, a donargli di nuovo la
forza di vivere e il coraggio di agire. A sua insaputa Theo sarà
chiamato a svolgere una missione salvifica per tutta l’umanità e con
questa ha inizio la seconda parte del romanzo intitolata Alfa simbolo
dell’inizio e della nascita: Julian è incinta, porta in grembo il futuro
dell’essere umano e della sua vita sulla terra. Dalla morte alla vita,
dal sentimento apocalittico alla rinascita fisica e spirituale. Dopo una
serie di avventure e di incessanti eventi imprevisti, Theo riuscirà
nella sua missione cioè salvare Julian ed infine il suo bambino, simbolo
di speranza e di amore in un mondo alla deriva.
Oltre al confronto
con la realtà in cui viviamo, il romanzo ci dona anche una
consapevolezza quasi religiosa e mistica dell’esistenza umana. Il
percorso e il sentimento di Thanatos, la morte, fardello (o dono, chi lo
sa) incancellabile e perenne, è un mezzo attraverso il quale l’uomo
potrebbe faticosamente e coraggiosamente percepire la grandezza e la
straordinarietà della vita.
Vincenza Fava