Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

lunedì 15 dicembre 2014

L'Infinito

Vincenza Fava legge l'Infinito di Giacomo Leopardi in apertura del concerto di Monica Moroni il 13 dicembre 2014 nella Chiesa di Santa Maria della Rosa di Tuscania (VT)


https://www.youtube.com/watch?v=XgI6mWsYhE0

giovedì 24 luglio 2014

L'amor che move il sole...

Troppo spesso mi fermo a pensare, "brutta abitudine" l'immobilità dovuta al rimuginare incessante dei ricordi! Sei statica e solo la mente lavora. Ed è così che tra un caffè e l'altro, una sigaretta spenta e un'altra pronta per essere accesa, mi vengono in mente i giorni del Liceo: rivedo i volti dei compagni di scuola, le risate nascoste tra le mani, i compiti fatti e quelli da fare, le orecchie rosse dei maschi durante l'interrogazione, i "cioè" come mantra salvifici dalle parole mancate, i "via, via..." (intercalare ultra-comico di un compagno, forse cacciava i demoni dei vuoti di memoria), quello che balbetta e quella che piange dalla disperazione col vestito a lutto dell'incomprensione eterna per un voto basso forse "immeritato". E poi ci sono io che non vedo l'ora che suoni la campanella per uscire dalla gabbia. Non ho mai avuto un buon rapporto con la scuola, nonostante studiassi e riuscissi a portare a casa bei voti con la beata gratificazione di un: "Brava, ma hai fatto il tuo dovere, niente di straordinario e vedi di continuare così... altrimenti...". Altrimenti che? Mi dicevo... Ma per quanto tempo ancora devo sopportare l'Inferno di quello che s'è perso la dritta via (ma chi cavolo glielo aveva chiesto di perdersi nella selva oscura, senza immaginare che gli anni successivi mi avrebbe fatto rivivere il Purgatorio della noia e poi ad odiare una certa idea di Paradiso), i Promessi Sposi che più che promessi sembravano marionette insipide nei disegni del grande scrittore (ma si comportano proprio come dice lui, eh, cazzo!) soprattutto quando a leggere i brani era l'insegnante con la voce nasale, la pessima dizione e poi si mangiava le parole tanto che eri costretta a rileggerti tutto a casa se volevi capirci qualcosa. Doppia fatica e perdita di tempo. Per fortuna ero dotata di buona memoria da poter rivendere la pappa masticata, un bolo fantastico infarcito di citazioni e false sensazioni, quelle scritte sul libro e che non potevi ignorare se volevi in cambio un sorriso compiaciuto di chi beatamente ingurgitava la tua zuppa appena riscaldata. Suona campanella. Suona. Voglio andare in palestra, voglio andare a ballare, voglio sentire la vita che scorre nei muscoli. Ma che dice il professore di filosofia, nega il detto: "Mens sana in corpore sano"! Non è vero niente afferma perentorio, tutte baggianate. Ma s'è visto, dico io? Una corsetta per due ore al giorno, non gli farebbe mica male... Ha un cocomero pronto per essere spaccato, non ha più un capello e poi... con quella storia degli occhiali! Metti un paio di occhiali neri, metti un paio di occhiali rossi... prova a cambiare, vedrai la realtà diversa. E tutte le volte quel ritornello, così che il compagno del "via, via..." alla fine credeva che avesse veramente un negozio di ottica nel centro di Viterbo. E poi voglio uscire, voglio conoscere la vita, basta con la matematica astratta, mi strazia il cervello. Suona campanella, suona. Eppure... mica ancora lo sapevo che nell'Inferno mi sarei persa anche io, che una certa idea di Purgatorio m'avrebbe salvato dalla disperazione della non-speranza e che il Paradiso era "l'amor che move il sole e l'altre stelle". Così smisi di credere nella forza dei miei muscoli e nei percorsi vari della mia esistenza tra una botta e l'altra, cominciai a scavare con violenza nelle parole. E tutto quel che era scritto, era scritto sulla pelle. Vuoi vedere che il prof di filosofia aveva ragione? Di occhiali ne ho indossati tanti finora. Quelli più utili sono stati per una presunta "miopia" del cuore. A forza di usarli c'ho visto pure troppo bene che mi sono trafitta le pupille. E tutte le parole dei libri sono prepotentemente ritornate alla mente. Per fortuna sono dotata di buona memoria. Ho dimenticato la voce dei professori, mi sono legata mani e piedi con la poesia. Non mi muovo di un centimetro. Sono ferma e immobile, ma tutto viaggia dentro alla velocità della luce.

Vincenza Fava

https://www.youtube.com/watch?v=C-u5WLJ9Yk4

sabato 21 giugno 2014

Terra

Ci sono pagine che non dovrebbero essere mai scritte perché fai violenza a quel bianco, a volte inutile, a volte necessario, che cerchi di proteggere. Eppure sei costretta a guardar dritto nel pensiero, lanciare un missile nel serbatoio della memoria e schizzarlo a tutta velocità con l'inchiostro, nonostante qualcuno ti critichi, nonostante qualcuno ti ricordi continuamente che sei nata per la Terra. Tuttavia, mi accorgo quasi subito di aver commesso un errore a mettere la maiuscola, perché in realtà (in certi casi divento tardiva per legittima difesa) quello che intendeva dire era la terra, quella bassa, quella apparentemente minuscola, quella orizzontale, quella che ti trascina giù con la schiena e ti strappa gocce di sudore. Troppa fantasia, troppo narcisismo, troppo egocentrismo pensare alla grande Madre Terra da cui pensavo di provenire. No. Mi fermo e guardo in basso. E' vero. Confermo. Provengo proprio da lì, dall'humus, dal concime naturale, dalle foglie marcite, dalle radici inzuppate, dai fossi naturali che scavano corridoi nascosti alla luce, dall'argilla manipolata maestosamente da mani etrusche e mi vien voglia di tornarci senza alzare mai più lo sguardo. Così m'immagino: sdraiata, riversa, volto coperto dai capelli, con il cordone ombelicale che raggiunge il centro della terra. Poi ci credi davvero che non puoi più guardare il cielo, si fa troppa fatica, è troppo lontano. Da tempo hai smesso di scrivere lettere d'amore, da tempo sai che bisogna ridersi in faccia, guardarsi e ridersi. Da tempo sai che non sei nata sotto una buona stella e ogni cosa che hai fatto è perduta, anche l'ultima stretta di mano, anche l'ultimo bacio. Continui a dar la caccia alle streghe sul foglio bianco, smaniosa di incontrarti, capro espiatorio di te stessa. Poi ti indigni se ti confondono col mondo intero e il mondo intero ti confonde con nessuno. Spesso pensi che ogni stanchezza avrà fine su un letto bianco, ma tu vuoi farla finita in un campo innevato. Sei testarda, non la smetti di cercare la rosa rossa sulla neve! Da quando sei nata che te la vedi davanti agli occhi, forse perché sei nata in un'alba buia e fredda di dicembre e tuo padre è uscito di casa quando ha saputo che avrebbe cullato un'altra femmina. Le femmine non sono nate per la terra ma per lussi e merletti e per lui era troppo accettare. Forse quella mattina quando se ne è andato a lavorare invece di darti il bacio della sacra accoglienza, ha espresso un desiderio e ti ha voluta legare per sempre alla sua terra impedendoti di raggiungere il cielo. No, proprio non ti garba guardare su, neanche le stelle, nemmeno il sole, forse non ci sono mai stati, non sono mai esistiti. Solo quel giorno, quando sei uscita dall'ospedale e sbagliando ascensore sei arrivata alla camera mortuaria. Hai dovuto attraversare la morte e hai rivisto la luce. Hai messo gli occhiali da sole, troppa grazia di Dio in un tempo così piccolo, non ci eri abituata. E per la prima volta hai dovuto ringraziare il cielo di poter tornare alla terra a raccogliere i fiori.

Vincenza Fava

mercoledì 18 giugno 2014

Acido-aceto

Stasera penso alle varie tipologie umane, in particolare al tipo acido/a. L'essere acido è irritante e corrosivo tipico dell'aceto e dell'acido muriatico. Di qui la famosa domanda rivolta all'isterico di turno: "Ma che hai preso d'aceto?". Ci vado veloce nel leggere, afferrare e ascoltare la personalità acida, di solito non mi fermo, alzo i tacchi e me ne vado. A volte invece m'incaponisco nel restare perché in certi casi la mia digestione è come la ruminazione nei cavalli, avviene prima in bocca e poi nello stomaco. Ho l'impellente e repentina necessità di rispondere col bolo in bocca favellando (tipico di chi porta il mio cognome, è un gerundio dondolante sul baccello ebbro per non dire "sti cazzi") e seguo chissà quale apostasia che mi spinge in quel momento. Mi separo dal buon gusto e dai modi educati tipicamente borghesi di una dame sans merci, la religione c'entra poco (non mi relaziono con niente e nessuno in certi momenti solo con l'indesiderato malcapitato/a), preferisco affidarmi ai verba volant di passaggio. A domanda, risposta, mentre mi faccio una dose di aceto anche io dando la preferenza a quello balsamico su un bel piatto di lattuga romana. Ma non finisco lì, esagero col dessert, cerco di recuperare zuccheri buttati inutilmente nella lotta greco-romana contro gli aggettivi dannosi alla salute. Evito i latticini, getto la feta e m'ingozzo di cioccolato fondente. Vuoi vedere che m'incarto come un Bacio Perugina e vomito frasi d'amore? Tutto è possibile in questo mondo e finché c'è vita c'è speranza, evitando dopo il cioccolato (soffro di colite), chi visse sperando morì... Ad maiora!

Vincenza Fava


È disponibile il mio nuovo ebook Un sorriso perfetto, buona lettura!!!


http://www.ultimabooks.it/un-sorriso-perfetto