Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

giovedì 20 settembre 2012

Sarajevo, mon amour

Sono passati venti anni dalla guerra dei Balcani, vent'anni fa iniziava il massacro della città di Sarajevo...
Così penso ad una bambina stesa sul letto dopo una notte di terrore e dal profondo della sua innocenza e della sua immaginazione sgorga l'inno della pace.

V.F

Sarajevo, mon amour


Stamani mi sono svegliata sui raggi della nuova alba, ho fatto un incubo di mille spari che accerchiavano il dormiveglia della notte stellata, ancorata a quei fremiti che scontrosi rigurgitavano il boato del nulla, un nulla coatto, imprendibile, senza arcobaleni, dopo un temporale di un'estate abrasiva che lentamente scivola e mangia le gialle foglie di alberi spauriti. Di fronte al mio letto sgualcito, una finestra aperta sul silenzio. La mattina non fa commenti, ha il sale sulla lingua e spreme vagiti di lamenti lontani. Disegno con le dita un aquilone e lo faccio volare sulla città morta, un cadavere senza volto che ombreggia i campanili senza tintinnio di angeli imbavagliati che non hanno il coraggio, la sfrenata frenesia di una pace senza perdono. L'aria è asettica e punge i polmoni. Quattro giostre di bambini in fasce spalancano le fauci sui seni indolenziti di madri addormentate nella culla dell'abbandono... indolente tremolio di gambe rannicchiate sugli amorfi selciati delle ferite, guaine di sudore pietrificato, quando il sangue si raggruma e tinge il bianco di una bandiera strappata dal vento. Giocano alla guerra, giocano col dolore, con le tazzine americane di una colazione servita su piatti di estemporanee mitragliatrici, godendo di grida stracciate dall'inferno della rabbia in un crescendo bestiale di pantomime analfabete. Ho paura, ho paura del giorno che zampilla cecchini, ho paura della notte che rimbomba in fuochi d'artificio assassini. Resto qui, a guardare il soffitto e a immaginare il sole sulla città fiorita che corteggia l'anima assetata di mille colori. Resto qui e penso a mia madre curva sul mio vestito nuovo ad attaccare bottoni di felicità. Resto qui, sogno un altro mondo e con gli occhi del paradiso costruisco altalene girovaghe di luce per dipingere mani strette nel girotondo della pace.

 Vincenza Fava  






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