Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

sabato 12 ottobre 2013

Elogio del bastardo

Il bastardo non è un basto, un mulo, un somiero, non è nemmeno nato da nozze illegittime, è nato semplicemente per essere bastardo. In questo caso l'etimologia non è poetica e nemmeno sufficiente a spiegare le qualità spaventosamente intrinseche del nostro. Di solito sa parlar bene, ha una grossa lena, la lingua veloce e gli puzza l'alito. Sì, la caratteristica principale e inequivocabilmente scientifica che annovera il bastardo tra le migliori razze disumane è il nauseabondo odore semantico che dalle viscere infuocate fuoriesce in superficie attraverso il pertugio più grande: la bocca. Non usa parole normali, gli piace fare il filosofo e il chierichetto ad un tempo: recita il rosario tutte le mattine. Mentre sta in bagno a pregare (luogo maggiormente consono all'espulsione delle scorie e quindi delle colpe) ogni tanto bestemmia per la sorpresa di essere troppo puro, e, nel cercare faticosamente la carta igienica (vorrebbe pulirsi ma al tempo stesso non vorrebbe, è meglio esser vergini o uomini?) si diverte con gli anatemi ebraici di grande valore esoterico per dimostrare al cielo la sua potenza incompresa. Cerca la pietra filosofale sotto un albero di mele senza guardare in alto per paura che Eva, avvinghiata al serpente, possa tentarlo a colpi di farfalla. Ma il bastardo non si accontenta di cercare la pietra, cerca l'Amore, quello con la A maiuscola, lo cerca per dimostrare ad Eva che soltanto lui sa donare. Eva non ha cuore né anima, è semplicemente nata da una sua costola, deve assecondarlo e credere nelle sue parole, il vero Verbo fatto carne, solo così potrà salvarsi. Il bastardo fa credere ad Eva che la sta aiutando, si compra un megafono e lo urla ai quattro venti. Se Eva un giorno è contrariata, il bastardo fa finta di gettarsi dalla finestra sperando che sia lei finalmente a gettarsi. La notte la scambia per un cuscino, morbido sostituto della tetta che non ha mai poppato e se lei dice, è caldo! Lei è semplicemente una stronza, come tutte le donne del resto, che vuoi farci, non hanno la sua stessa sensibilità ereditata dai giusti. Ogni tanto le fa dei regali per dimostrare la sua generosità e il suo grande Amore, ma poi alla prima risposta indesiderata (la fa scegliere sempre, il libero arbitrio va sempre rispettato, primo comandamento: pulsante A o B? Con i dovuti suggerimenti però lei deve scegliere la risposta giusta, altrimenti s'accendono le sirene antincendio), subentra il ricatto: do ut des, non credi sia meraviglioso questo scambio d'amore alla pari, tesoro? La testa di Eva nel frattempo comincia ad accusare forti dolori articolari, in primis la cervicale: Eva non può parlare, deve evitare A o B, comincia a tacere e l'unica forma di comunicazione può essere il SI' (quando deve essere sì) e il NO (quando deve essere no): e tutto deve essere fatto in modo pulito col solo movimento della scatola cranica incredibilmente addestrata dal domatore con frusta e guanto. C'è sempre una croce Eva, non lo sai? Ieri è toccata a me, il bastardo è nato, oggi tocca a te, dovresti diventare bastarda anche tu. Ma lei, una volta presa la croce, capisce il tranello teso, lascia il bastardo a terra e ritorna sull'albero di mele. Bye bye my love, ciao ciao amore, il serpente è più buono perlomeno mi aiuta a parlare, vuoi la mela o non la vuoi? Bene, vedo che sei indeciso, nel frattempo ti saluto e la mela me la gusto da sola.

Vincenza Fava

martedì 6 agosto 2013

I colori dei sogni

Non mi sorprende l'arroganza del giusto né di chi ti stringe la mano senza guardarti negli occhi. Non mi sorprende il veleno delle frustrazioni, la pantomima dell'ipocrita, le domande dell'impertinente, le sassate del vicino, la boria dell'indecenza. Mi sorprende il sorriso dell'ingiusto, di chi resta in un angolo a sognare l'Eden che verrà e fa fatica ad immaginare un mondo migliore perché un mondo migliore è difficile da costruire: è necessaria una buona dose di coraggio, il sacrificio del pensiero, la deragliante probabilità del rifiuto e catene che si spezzano al suono di un flauto magico. E questo non arrendersi mai, questo uscire continuamente fuori dai binari già predisposti parallelamente per evitare incroci sorprendenti sui percorsi creati dai sogni. Il sogno è pericoloso, meglio ucciderlo subito, non darà più fastidio al potere dei pochi che si cibano come cannibali delle speranze altrui per digerire poi solamente se stessi risputando un vuoto che deborda nella cornice aperta del futuro. Il futuro è una tela bianca appesa alla parete e ognuno può dipingerci sopra ciò che vuole: chi dipinge il pane per riempirsi di lievito, chi dipinge il mare per arrivare al cielo, chi dipinge un vestito nuovo per coprire i nei dell'anima, chi dipinge una casa per avere un morbido cuscino su cui distendere le fragili ossa stremate dall'umidità, chi disegna un orologio per ripararsi dalla fretta del Tempo e chi disegna continuamente la Notte per acciuffare il Giorno. Ed è sempre questione di arte, di creazione incondizionata al di là delle contingenze quotidiane. La Vita è questo tracciato continuo di segni sul bianco della speranza, è una metamorfosi di colori sul bianco dell'assenza, è una sfumatura di gentilezza sul candore della presenza. Le linee cambiano direzione, i colori si amalgamano e ogni volta nuove figure si delineano all'orizzonte, in prospettiva... infinite combinazioni. Questi sono i sogni, hanno la certezza del probabile, la vittoria di un ipotetico incontro con le ali di un gigante.

Vincenza Fava



 
 
 
Lucio Battisti - Umanamente uomo: il sogno
 
Umanamente uomo, perchè?
Serenamente solo, perchè?
Senza ambizioni vivo..
un sogno.
Mentre l'uomo si distruggerà,
scalando vette altissime,
incoscientemente stroncherà
ogni umano verbo.
E sarà distrutto così...
ogni sogno.
 
 
 

domenica 17 marzo 2013

Un amore chiamato Michael Jackson



Era il 1984 quando ascoltai per la prima volta Billie Jean di Michael Jackson, avevo solo dodici anni e credevo ancora nelle favole. Thriller fu il mio primo album acquistato insieme a mia sorella per il nuovo impianto Hi-fi regalatoci dai nostri genitori. Ora potevo ascoltarlo tutte le volte che volevo ad altissimo volume in una stanza grande in cui potevo esercitarmi liberamente a ballare come lui. 



Iniziò allora il mio amore per lo spettacolo e non mi vergogno a scriverlo, anche perché oggi posso benissimo comprendere come nell'adolescenza si possano avere modelli non culturalmente elevati ma che ti danno la parvenza di un certo protagonismo narcisistico adatto all'immaturità che fa e segue la moda, insomma per farla breve fu la mia prima cotta, la mia prima proiezione in un oggetto d’amore  il cui corpo costituiva un’unica melodia ritmica con lo spazio che lo circondava. 



Era il tempo dell’immagine, della creazione di un universo migliore rispetto al mondo reale: così mi affrettai anche a comprare un vestito simile, le scarpe dovevano essere uguali e i capelli, beh sì cercai di renderli il più simili possibile. L’amore per la danza c’era sempre stato sin dalla più tenera età e non fu difficile imparare a memoria le sue coreografie che, alla prima occasione di festa ripresentavo tali e quali, orgogliosa degli applausi e dei complimenti. Tutto doveva ancora avvenire e così sognavo quell'avvenire immaginifico su note disco e frenetici movimenti. La vita era un’avventura senza sosta, uno stupore meccanico del corpo che segue il pulsare del sangue. E pensavo, così, infantilmente, quanto poteva essere felice Michael Jackson che aveva tutto quello che si può desiderare: il successo, il talento e la possibilità di metterlo in mostra. Certo è che nell'adolescenza non puoi ancora capire (perlomeno nel mio caso, fanciulla ovattata e viziata) cos'è veramente la Vita, cosa si nasconde effettivamente dietro il sipario: luci e volume fuori, dolore e angoscia dentro. Così crescendo imparai ad ascoltare altro e a fare confronti, ma nel cuore per lungo tempo ci rimase solo lui. E arrivò il periodo di Bad, il 1987: mi piaceva un po’ meno e cominciai a notare i cambiamenti del suo volto, stentavo a riconoscerlo, non capivo il motivo di questa trasformazione e percepivo anche nella danza qualcosa di eccessivamente meccanico e ripetitivo, come dei tic nervosi incontrollabili … eppure anche questa volta mi lasciai trascinare dai suoi stessi tic, sentivo che erano espressione del tempo, quel tempo che stava scorrendo via velocemente proprio come i suoi passi. E poi lui così bad non ce lo vedevo proprio. 



Dell’album preferivo Smooth criminal così come il video: lì la danza sembrava già qualcosa di veramente virtuale, era la danza nella danza, lo spettacolo travestito da spettacolo. Il vestito era irresistibile e me lo feci uno uguale con cappello abbinato e non era per me come mascolinizzarmi, anzi … forse percepivo in profondità la sua recondita femminilità. 



La forza della sua voce si esplicava solo nella canzone Dirty Diana in cui la chitarra di Slash sottolineava le sue amabili grida. 




Ma ormai erano gli anni della mia crescita intellettuale e spirituale e presto lo riposi in un cassetto, cedendo la seduzione dello spettacolo alla ricerca della mia identità. Continuai a seguirlo, anche se in maniera più distaccata … nonostante tutto era stato il mio primo amore. Ritornò sulla scena nel 1991 con l’album Dangerous una vera delizia per continuare a danzare dopo le ore della palestra. E così con Jam, meno spettacolo e più autentico movimento salutare.



 E intanto, il volto di un Peter Pan senza isola, continuava a cambiare. La canzone Heal the world sembrava cantata da un bambino per i bambini: vi coglievo l’innocenza nella sua voce, niente altro, pura e semplice innocenza ed in seguito quando ci fu lo scandalo della sua presunta pedofilia, tornai ad ascoltare questa canzone e capii benissimo dentro di me che un pedofilo non avrebbe mai potuto cantare in modo così candido ed angelico. La sua voce non mentiva. 




Ed i suoi cambiamenti, anche se diversi, procedevano con i miei: così Michael Jackson rimase nel mio cuore come l’esperienza della gioia genuina della vita in divenire che fa spettacolo di sé stessa, rimase lì nel mio cuore con Earth song una canzone di alcuni anni dopo in cui seppi finalmente cogliere tutta la sua tragedia umana sotto il velo spesso dell’apparenza, delle luci e degli applausi. 




Caro Michael Jackson, ora ti vedo in un altro modo perché l’esperienza e la vita mi hanno portato lontano dal mondo sognato, ma ora posso capirti meglio di allora, posso cogliere dietro il fasto la tua tragedia umana ed esistenziale e so che la sofferenza di tutta la terra era ferocemente dentro di te e ha fatto di te un semplice uomo, ultimo tra gli ultimi, ma primo nel paradiso del dolore.

Vincenza Fava

mercoledì 6 marzo 2013

E scorgo

E scorgo, scorgo l'inverno
nei ciottoli di vite appassita
che rimuginano i passi della volpe
quando afferra l'osso della nube
e divora il Tempo
 indomito contenitore di memorie.
E penso, penso
a quest'attimo vorace
d'impressioni scadute.
E m'afferrano,
le mani libere di cercare
su quella sedia bianca
che sul mare galleggia
e porta il peso del cielo.
E guardo, guardo
del volo l'equilibrio
che sostenta e attacca
i bottoni alla mia nuova pelle.
E m'abbandono, m'abbandono
al cerchio agrumato dell'estate
solleticando la primavera
con i pollini del respiro.
E spendo, spendo
in giostre di sorrisi
la stagione del momento
acquietando acque disilluse
distrattamente disancorate
a emollienti, idratanti
sorgenti
di pace.

Vincenza Fava



Foto di Angelo (Pál Funk) (1894-1974): Metafizikus kompozíció, 1955






giovedì 17 gennaio 2013

Incontri del terzo tipo: il maschio facebookiano


·      Premesso che ci sono giornate storte, giornate in cui non hai voglia di parlare con nessuno perché solo qualcuno che ha fatto parte della tua vita per 40 anni se ne è andato per sempre dopo un'estenuante malattia,  giornate di silenzio e meditazione ...  e figuriamoci se si ha voglia di scrivere o dialogare, o dare credito a chi non conosci, non rientra nel cerchio delle amicizie e non hai mai visto in vita tua, il solito attaccabottoni per intenderci. Il tizio sconosciuto esordisce in privato con una domanda alla quale non posso rispondere perché non mi dà riferimenti giusti o precisi, non so a cosa si riferisce chiedendomi del posto meraviglioso, per cui educatamente posso solo ignorare. Ed ecco il meccanismo perverso facebookiano - maschilista che lentamente fuoriesce: il maschio bello e aitante ignorato (perché di solito lui ottiene sempre una risposta gentile e altamente femminile, da gatta   innamorata dello pseudo-corteggiamento alla Casanova), comincia ad innervosirsi dopo qualche minuto e comincia ad usare un tono sarcastico per farsi notare e gettare la donna (odiata in realtà, non amata, è solo un oggetto per glorificare la sua narcisistica potenza seduttrice) nell'ombra di un mistero a lui incomprensibile, nella fattispecie, la femmina diventa un agente 007, quindi pericolosa, quindi in possesso di armi, quindi superiore, quindi una possibile castratrice dei suoi migliori attributi virili. Non trovando un immediato consenso, percepisce la sua vacuità, lentamente sprofonda nel trash e passa all'attacco: il mio attributo femminile è qualcosa che s'infetta e infettandosi potrebbe infettare ergo la donna è portatrice di un Virus altamente nocivo alla salute maschile. Così incuriosita e ora disposta a giocare (tra l'altro divertendomi a questo punto, mentre lui credeva di innervosirmi) vado a sbirciare il suo profilo, è laureato, scrive, espone citazioni di successo e non mi ha mai chiesto l'amicizia, non abbiamo amici in comune. Insomma esplode dal Nulla così come esplode improvvisamente il suo sarcasmo misogino. E lì colpisco dicendo che l'infezione lui ce l'ha nel cervello. Io divento così la malata di socializzazione paranoica: ma chi voleva socializzare, mi chiedo, io o lui? Non sono stata certamente io a contattarlo per socializzare e qui cerco di capire che cosa lui intenda per socializzare: assecondare il suo istinto di conquistatore. Ora sono io che spingo l'acceleratore e lo definisco "misogino". Lui ride, ma si capisce che ride per rabbia perché è stato colto nella sua zona d'ombra. Io sempre più secca e castratrice arrivo al dunque: agli uomini come lui farei ingoiare i propri gioielli. Così poi sono io quella che rompe le scatole per ore, sono rozza e maleducata. Alla mia durezza non sa rispondere se non con risate sarcastiche, parole offensive, isterismi e insiste sull'infezione. Si capisce bene che per lui la donna è una malattia ... Cari uomini senza gioielli, non prendetevela con le donne virtuali se non riuscite a dialogare con la vostra vicina di casa, con la compagna di banco, con la collega, con vostra madre o con vostra sorella che vi attizza, fate esercizio di introspezione e assicuratevi che la vostra misoginia non infetti la dignità di tutte le donne perché a volte, se non lo sapete ancora, le ovaie hanno più potere di resistenza agli agenti chimici esterni, compreso il profumo insipido della stupidità. 

       Vincenza Fava

  Qui di seguito l'esilarante dialogo :-)






   ·         ma dove è questo posto meraviglioso?????
·         Oggi
·        
16:54
sei agente 007 e non puoi manco rispondere?????
·        
18:04
no, solo perché non ho capito la domanda e non siamo nemmeno amici, cosa dovrei dirti?
·        
18:05
ooooooooo
mamma miaaaaaaaaaaaaa
vai vai e scusa è
occhio che sennò ti si infetta
ahahahhahhahaha
·        
18:06
l'infezione ce l'hai tu nel cervello, curati
·        
18:07
poveraccia
offensiva e stupida
poveraccia che sei
malata di socializzazione e paranoica
impara a stare tra la gente...e meno terrore
ahahahahhaah
·        
misogino
·        
18:09
AHAAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHHH
si si con te si
e intuisci perchè

·        
18:11
sei venuto a toccare un tasto dolente poverino, agli uomini come te gli farei ingoiare i propri gioielli e intuisci perché 
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18:11
per una domanda
ROMPI IL CAZZO PER ORE
BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
si si ok bravaaaaaaa
mò però LEVATI DAI COGLIONI...ROZZA E MALEDUCATA
AHAHAHAHAHAHAHA
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18:12
levati dai coglioni te, io non ti ho cercato
·        
18:12
donna paranoica

·        
18:12
donna che si difende
·        
18:13
si si ok ok...difenditi dalle domande
mna vai dallo psichiatra và
ahahahahahah
peòr mò basta....
mi infetti 
basta paranoicaaaaaaaaaaaa
da una domanda rompi tutta la sera
madonna miaaaaaa