la stremata sintonia dell'effimero abbaglio rinnego.
Io di questa vita l'abbandono conosco,
la struggente mano che l'indicativo sorregge.
Io di questa vita nulla abbraccio
se non l'inquietudine dell'inchiostro.
E agguantare questa vita,
spremerla nel succo
per ingoiare folli melodie
che del senno rifuggono l'amplesso,
e cantare desolate lande
sul cuscino delle stelle
ricucendo onerosi strappi
senza fili di cotone ...
Stamani sorseggio note di rondini,
gravitanti l'udito del mio eden
che mangia il cielo
per restituire carezze.
Vincenza Fava
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