Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

lunedì 14 novembre 2011

Incontri

"Be careful!" sento gridare. Alzo la testa e gli occhi fissi sulle mani. In quella stazione ferroviaria, gremita di gente e di corpi anonimi in continuo movimento, la mia figura nera su una panchina di marmo nero, sembra un orologio fermo da ore, in attesa di un nuovo impulso cerebrale. La voce baritonale e potente di un uomo sulla sessantina, occhiali tondi da vista, basso e grassoccio, con marsupio al ventre, mi risveglia dal torpore. L'uomo sta gridando a me ... "Sorry ..." dico io, con voce bassa e assonnata "Are you talking to me?", "Yes, yes" mi risponde "you seem to be on another world, this place is dangerous, but are you of this world?". Aspetto un attimo per realizzare il senso di quella frase, devo pensare in inglese, parlare in inglese e la condizione del mio stato richiede almeno alcuni minuti per poter rispondere e capire che cosa vuole quell'uomo. Lui capisce la mia incertezza, il mio dubbio, la mia paura perché penso, a cosa devo stare attenta se non a te che non ti conosco, che ridi e mi parli a voce alta presupponendo la mia estraneità alla realtà circostante? Prendo coraggio e il suo volto all'improvviso sembra familiare. Sorrido, mi fido, mi fido istintivamente e parlo, inizio a dialogare in inglese e lui mi racconta che è greco, vive in Svezia con la moglie, è venuto a Roma per farsi curare i denti dalla figlia odontotecnico e sposata con un ambasciatore americano (ma non so se tutto questo sia vero... ormai comprendo che è lì per dirmi altro). Mi confessa, chiamandomi "good girl" di essere rimasto impresso dalla mia figura solitaria e assente e di non aver potuto fare a meno di svegliarmi: "Sai?" mi dice "Sei una scultura nera appoggiata pigramente su una base di marmo nero, ma vedo una luce dentro di te che mi commuove, molto good girl, ma stai attenta, non è questo il posto giusto per emanare luce" e mi fa un paragone "se fossimo in un campo di battaglia, e questo lo è, tu così perdutamente assente, ma visivamente presente perché piena di luce, saresti la prima a cadere. Oh! My good girl!" e si fa il segno della croce. Il sacro gesto e le sue parole mi colpiscono profondamente e lo ringrazio. Mi alzo e lo saluto, gli stringo la mano e guardo il video delle partenze. Il mio treno è arrivato, devo correre frettolosamente se non voglio restare lì, in quel campo di battaglia e perire sotto i colpi del destino.

Vincenza Fava

2 commenti:

  1. Di incontri se ne fanno e spesso con persone che non vorremmo vedere, sentire o muovere. Non è da tutti parlare con il proprio angelo del destino, solo se si è persone particolari e si vivono vite particolari, intrigate. La vita è un campo di battaglia dove ogni decisione è una guerra vinta o persa, a stenti si procede nelle trincee scavate in quell'anima nuda, infante, assopita.
    Emanare luce è un segno di identificazione per essere riconosciuti, seguiti o irretiti. Risvegliarsi è un segno che potrebbe rompere quel guscio di protezione e farci notare per quello che siamo. Ma il bruco impiega più di un'ora per trasformarsi in farfalla, dentro è tutto buio e si addormenta, pensa che farà un sogno tanto bello e che potrà volare alto nel cielo. La farfalla si ricorda di quel sogno e vive insieme due vite. Biancaneve cade in un sonno dentro una bara di cristallo e vede il film muto della sua vita trascorsa ma appena pensa di essere perduta finita per sempre, ecco che un principe le da un bacio e la risveglia.
    I sogni non finiscono, proseguono trasformati e ci trasformano.

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  2. giusto amico, i sogni non finiscono e nel risveglio viviamo il nostro sogno ...

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