Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

domenica 11 dicembre 2011

Disperazione - arresa postuma

C'era voluto il dolore per capire. Tutto è lontano, anche la felicità se non si conosce il dolore. E il dolore più grande è quello che ti coinvolge tutta, la mente e il corpo, l'anima e lo spirito. Bisogna toccare il fondo per risalire, desiderare la morte per riavere indietro la vita. E c'era riuscita a sprofondare, quella volta sì, non avrebbe immaginato una voragine così grande che potesse inghiottirla tutta, tanto da sporcare, con veemente indelicatezza, tutti i ricordi, tutte le risate e tutti gli abbracci sinceri ricevuti nella vita. Ora poteva sorridere al passato, ma era un sorriso amaro, di chi sorride pensando al pericolo scampato e a quanta stupidità aveva ingurgitato, quella stupidità che l'aveva resa fragile, trasparente, inverosimilmente patetica. Eppure aveva sempre rincorso la morte, sfidando la vita, l'aveva spesso presa di petto con una rabbia irriverente, credendo di sconfiggere gli dei dell'ingiustizia. Ma quella volta, no, non poteva farcela, la lotta era impari, era sempre stata impari,  l'altra parte della vita si può solo accettare, ora lo sapeva. Ora sapeva che non si può guardare il cadavere di un animale sull'asfalto e vomitare sangue, non si può guardare la televisione e restare inebetiti e privi di conoscenza di fronte ai massacri del mondo, non si può svenire di sofferenza guardando i bambini morti di fame e violentati, non si può soffocare in silenzio per un amore che non è amore, non si può urlare contro gli dei del dolore, perché nulla si può cambiare totalmente, ma solo in parte. Ed era quella piccola parte che le mancava, non poteva credere che potesse esistere dentro di lei una piccola scheggia di speranza. E mancare di speranza è morire lentamente, giorno dopo giorno, ora dopo ora, attimo dopo attimo. Perché tu ancora non lo sai in quel momento, ma a nessuno importa della tua vita, anche se te ne dovessi andare adesso, domani, tra due giorni o tra un mese, cosa cambierebbe al corso degli eventi? Nulla ... ma la cosa peggiore è pensare che la tua vita valga quanto la morte, pensare ... io sono qui, sto vivendo, ma a chi importa della mia vita, chi potrebbe soffrire veramente per la mia assenza? Nessuno. Tutti continuano a fare ciò che hanno sempre fatto come te del resto, che non stai facendo un bel niente per muoverti di lì, alzare il sedere e andare a cercare la tua piccola parte nel mondo. Toccare il fondo ... bella parola, presuppone una discesa agli Inferi con biglietto di sola andata a volte. E a chi puoi dare la colpa se non a te stessa? Non esiste nessuno al mondo così forte e potente da poterti ridurre così, nemmeno Dio. E quella volta, pensava, (ancora pensava insistentemente a quell'episodio), sì quella volta avrebbe voluto sparire dalla faccia della terra e perché? Perché il mondo non era così bello come avrebbe voluto? Perché qualcuno si era preso gioco di lei e dei suoi sentimenti? Perché si era mangiata la dignità e il rispetto per sé stessa? No ... nessun motivo valido. Era il rincorrere la morte per offrirsi alla vita. E questo ora lo sapeva. C'era voluto un bel coraggio ... e ora sapeva di avere un coraggio immortale, stupido, ma immortale. Chi non ha paura della Morte, avrà la Vita ... Chi avrà paura della Vita, avrà la Morte. "Io non ho paura, io non ho paura, io non ho paura ..." se lo ripeteva continuamente perché era vero, ora non aveva più paura. E si diceva: "Questa sono io, io che non credo più nelle favole, io che parlo con i morti, io che vedo il sole nella luna, io che vedo gli angeli nelle notti più buie, io che ascolto gli animali, io che stringo gli alberi, io che piango il dolore degli altri, io che non sono nulla, io che non sono nulla e in questo nulla mi appago di tutto, anche di un semplice sorriso ... ora sono libera ... ".

Vincenza Fava

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