Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

venerdì 7 ottobre 2011

Con una rosa

Il suono di quella musica effondeva note passionali nell’ombra delle fievoli luci che baluginavano nella stanza, oscurata da sentimenti contraddittori. Il ritmo sgretolava i nodi dello scrutare così come il sale sulla neve. Un passo dietro l’altro, un inchino che sfiorava le gambe ancora intorpidite dalla stasi e poi ancora un altro passo… nel tempo della nostalgia, il richiamo alle fuggite passioni. Una sciarpa antica, profumata di lavanda inteneriva l’abbraccio sulla nuca, uno sfiorare, un tocco, una carezza come onda che lambisce la riva nei momenti di bassa marea. Ed una rosa, quella rosa che le era stata donata come pegno di un cuore invisibile. Poi il distendersi di un braccio sulla propria mano offriva la possibilità di un incontro al buio sulla distensione momentanea di note fulminanti ed incisorie. Così i suoi piedi cominciarono a tracciare e a solcare sul pavimento figure circolari e leggere come brezza marina. Svanito il buio della stanza, la solitudine era andata a far compagnia alla notte mentre la musica celebrava i sensi nell’indomita freschezza di un rinnovato stupore, quello di esser vivi. Non c’erano sbagli o incertezze, tutto sostava nel corpo rinfrancato dal ritmo del sangue che a poco a poco riemergeva, lava e magma del suo fuoco interiore. Tutte le fibre si allentavano e si ritraevano perfettamente nell’istintivo matrimonio con la sua estasi. Volteggi e contorsioni spasmodiche nel tempo di pochi secondi, giusto il tempo di assaporare il sudore ritrarsi sulla pelle, deserto di stelle. Il compiacimento sosteneva l’invisibile sguardo della luna che faceva capolino al suo cuore ormai ingentilito dalle armonie di un cielo incantato dalla propria creatura.

Vincenza Fava

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