Binari storti

Binari storti
Binari storti (LietoColle, 2015)

giovedì 13 ottobre 2011

Notte danzante

Mi domando cosa sto facendo, qui in questo momento, lontana dagli abbagli della notte danzante. Ho bevuto un po’ troppo, mi fa male la testa, per non dire la mente, scossa da quella parentesi fuggevole. Su questo letto non ho riposato un granché, è il letto di una nomade, una che si cerca la vita ovunque, dove capita, dove mi porta il sipario, dove mi portano le gambe. Ora mi prenderò una tazza di latte, mi hanno detto che ha funzione disintossicante, ma non lenisce la tristezza, quella paradossale sensazione di aver visto ciò che desideravi vedere, ma al tempo stesso ti immobilizza e ti atrofizza gli istanti, quelli che hai dentro, quelli che non sono misurabili, quelli che il tempo non riesce ad afferrare perché poi vanno a nascondersi troppo bene dentro le tue tasche distrutte, scendendo lungo il corpo, lungo le natiche, fino a sfiorare le caviglie. Poi passa l’irriducibile sensazione di pesantezza per lasciare spazio a nuovi pensieri quelli che sorgono insieme al sole, insieme agli occhi di chi ti ha visto piangere per una sciocchezza e ti ha sentito chiedere scusa, ingurgitando a fatica l’orgoglio di sentirsi offesa. Il vuoto non ti lascia se si riempie di banalità, vuole appesantirsi di altro, di qualcosa che in questo momento non puoi avere, l’impossibile al di là di un confine troppo lontano, un confine e un limite che vorresti oltrepassare anche e solo con la mente. Ma non basta, non basta per trovare sollievo e ascolti la musica, quella che ti fa danzare oltre, quella che ti fa guardare allo specchio e sentirti viva. Non c’è ragione per essere tristi, mi dico, in fondo ci sarà un’altra danza che mi aspetta e quel pieno tornerà di nuovo, anche se solo nei miei sogni.

Vincenza Fava

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